L’Angelico si dedicò alla decorazione di San Marco su incarico di Cosimo de’ Medici, tra il 1438 e il 1445, anno della sua partenza per Roma, per poi tornarvi negli anni 1450, quando completò alcuni affreschi e si dedicò alla statura di codici miniati per il convento stesso.
La Natività ha una struttura semicircolare, il Bambino si trova al centro della scena e le figure disposte attorno a lui sono in atto di adorazione. Da sinistra sono rappresentati: santa Caterina d’Alessandria, la Vergine, san Giuseppe e san Pietro Martire. Lo sfondo della capanna, col bue e l’asinello, crea un fondale piatto che evita qualunque distrazione che possa allontanare l’attenzione e la mente dello spettatore dai confini della scena. Lo scopo, la finalità prima dell’opera era dopotutto quella di ispirare la meditazione dei frati, piuttosto che essere una mera decorazione della cella. Il bue e l’asinello sono elementi mutuati dal vangelo apocrifo dello Pseudo Matteo, a sua volta derivati da un errore interpretativo dei libri di Isaia e Abacuc, forse commesso per la prima volta da san Girolamo, anche se all’epoca dell’Angelico erano da molto tempo entrati a far parte dell’iconografia tradizione della scena.
La presenza dei due santi necessita di un’interpretazione mistica, in contraddizione con la lineare e semplice descrizione narrativa dell’evento. San Pietro Martire in special modo era un santo dell’Ordine Domenicano, la sua figura ha la funzione di esempio e ispirazione per la preghiera dei monaci, analizzando la scena del quadro dei principi dell’ordine.
Beato Angelico Natività
Pictografia a fresco su calce
applicazioni in gesso a caldo; doratura in foglia 18 kt.
spessore 12 mm ca.
Gancio a scomparsa
Beato Angelico Natività
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