Giotto, Ingresso a Gerusalemme, 1312-1313, Padova, Cappella degli Scrovegni
L’ingresso di Gesù a Gerusalemme è un evento descritto dai vangeli.
“In occasione della sua ultima pasqua Gesù si recò nella città santa di Gerusalemme ove fu accolto come Messia dalla folla festante che lo acclamò gridando Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore e agitando rami d’ulivo e di palma”.
Nell’affresco databile al 1303-1305 circa e facente parte del ciclo della Cappella degli Scrovegni a Padova, Giotto decise di evidenziare la figura di Cristo che avanza verso la Porta d’Oro.
La figura del Cristo dipinta da Giotto sovrasta tutte le altre
La sua figura sovrasta le altre. Il suo volto ripreso di profilo risulta regale, come nel caso delle “teste” delle monete. Lo sguardo è fermo: Gesù e consapevole del suo destino, che una volta varcata la porta, lo condurrà alla sua cattura, umiliazione e crocifissione.
Secondo il tradizionale schema narrativo, Gesù avanza da sinistra (cavalcando un asino) verso le porte di Gerusalemme, seguito dagli Apostoli.
Dalla parte opposta gli si fa incontro una folla in cui sono resi al meglio gli atteggiamenti dei singoli personaggi: c’è chi si prostra, chi accorre a vedere, chi è sorpreso.
La contrapposizione tra i movimenti opposti di Gesù con gli Apostoli e della folla genera una notevole vividezza.
Questo aspetto realistico è da sempre un punto di forza di Giotto e sebbene la stesura denoti l’intervento dei suoi allievi e aiutanti, la scena spicca come una delle più vivacemente naturali del ciclo, con una serie di episodi tratti dalla vita quotidiana tra cui spicca quello della persona che si copre la testa col mantello, forse nell’intento di togliersi il medesimo all’arrivo del Salvatore e che ha creato molto scalpore nel mondo dell’arte.
A tal proposito il noto storico d’arte Pietro Selvatico fa curiosamente notare:
“capricciosa sconcezza colui che asconde il capo sotto il mantello d’uno prostrato dinanzi al Verbo umanato”.
Bellissimi anche i due fanciulli che salgono sugli alberi con il duplice intento di staccare i rami d’ulivo per il Salvatore e di vedere meglio, da una posizione privilegiata.
Il dettaglio è sicuramente derivato dalla tradizione bizantina, ma qui è reso con un’intensità realistica impareggiabile.
Una lavorazione importante
Un’opera Unica, come unica è la lavorazione, in pictografia a fresco su calce, formato cm 28×29.
Un piccolo gioiello, ricreato in affresco, come l’originale, con doratura in foglia oro. I colori sono a base di ossidi, estremamente resistenti alle sollecitazioni ambientali.
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